Carla Clementi

Carla Clementi

Archivio storico internazionale delle arti in Piemonte
Personaggio

Maria Carla Valeria Clementi (per tutti Carla), figlia di Clementino e di Giuseppina de Piazza, nasce a Tirano il 23 novembre 1921 e attraverso la feconda attività del padre (architetto e professore di disegno nonché autore di svariate opere), respira l’arte sin da piccola. La famiglia era attiva anche nel ramo alberghiero: il nonno Attilio era assai conosciuto per aver gestito il noto Stabilimento Clementi di S. Caterina (legato alle famose “acque ferruginose”) e i genitori possedevano a Bormio l’albergo Clementi, tuttora esistente e condotto dai figli Enrico e Marinella. Rimasta figlia unica dopo la morte del fratello Enrico in un tragico incidente di montagna, Carla si affermò come pittrice raccogliendo consensi ben al di fuori del ristretto panorama locale, pur portando avanti l’attività di famiglia al Baita Clementi, che divenne il luogo di ritrovo degli artisti che soggiornavano a Bormio in occasione delle manifestazioni pittoriche (su tutte, il concorso En Plein Air). Si batté per la promozione dell’arte anche a livello politico, con la commissione edilizia di cui per 15 anni fu parte attiva e costruttiva nel preservare il patrimonio culturale, e fu anche a capo dell’associazione albergatori di Bormio. Sposata dal 1956 con il forlivese Giorgio Bedini, morì nel 1993 lasciando un notevole patrimonio di opere pittoriche sparse ovunque.

Descrizione

Carla non fu solo “Pittrice raffinata, sensibile, dal disegno elegante supportato da una tecnica consolidata” (Corriere della Valtellina 19 marzo 1993); diplomatasi a Brera, si dedicò anche alla scultura e al disegno. “Le sue figure non sono esercizi di pittura. Raccontano la loro storia, dura come le montagne e in questa passione Carla Clementi ha trovato la ragione della propria arte” (R. DE GRADA in Archivio Storico Internazionale delle arti in Piemonte). Presente in diverse mostre e concorsi nazionali, è entrata di diritto nei maggiori dizionari d’arte d’Italia.

Nel suo percorso artistico, Carla ebbe modo di passare da uno stile ispirato al naturalismo, con protagonisti personaggi e soggetti di vita quotidiana e dai toni pacati, a una produzione più marcatamente aperta alla denuncia sociale: “La diga” e “Uomini e macchine”, infatti, rivelano il dramma del lavoro degli operai in cantiere, enfatizzato sin dai toni della luce, livida e plumbea, che richiama l’oscurità.

Periodo

1950-1990

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